Dylan Dog

Eroi di carta: viaggio nel fumetto seriale italiano

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Il fumetto seriale italiano è molto più di un passatempo da edicola: è una mappa culturale, una memoria affettiva condivisa, un linguaggio narrativo che ha generato eroi, mondi e paure collettive. C’è un pezzo d’Italia in ogni vignetta, in ogni copertina, in ogni baloon. E proprio per questo abbiamo voluto dedicargli una puntata di Cerebrotempesta: un viaggio leggero ma appassionato tra miti, autori e icone del nostro immaginario.

Bonelli: la casa degli eroi

La Sergio Bonelli Editore ha costruito un pantheon tutto italiano di personaggi seriali. Tex, con la sua moralità incrollabile, il suo West che non esiste più ma in cui tutti vorremmo ancora credere. Martin Mystère, indagatore dell’impossibile e primo vero personaggio bonelliano a vivere nella contemporaneità. Nathan Never, eroe cyberpunk malinconico e tecnologico che raccontava gli anni ’90 meglio di molte serie TV. Julia, elegante, introspettiva, femminile nel senso migliore: complessa.

Il formato Bonelli, 96 pagine, bianco e nero, serialità mensile, è un rituale: un piccolo romanzo popolare che ogni mese continua una storia infinita.

Dylan Dog: l’incubo dell’Italia

E poi c’è lui, l’Indagatore dell’Incubo. Dylan Dog non è solo un fumetto: è una lente emotiva sull’Italia degli anni ’80 e ’90, sulle paure sociali, sulle solitudini, sull’ansia dell’esistere.
Con Tiziano Sclavi, il fumetto diventa poesia visiva, horror psicologico, metafora culturale.

Parliamo anche di Dellamorte Dellamore, romanzo e film, e del legame profondo tra Sclavi e la sensibilità del gotico europeo.

L’altra faccia: l’ironia

Ma il fumetto seriale italiano è anche risata, satira, parodia:

  • Lupo Alberto e la sua malinconica quotidianità.
  • Cattivik, il supercriminale pezzetto.
  • Le Sturmtruppen di Bonvi, demenziali e geniali, antimilitariste e grottesche.

Un’Italia raccontata con humour e leggerezza, ma tutt’altro che superficiale.

Diabolik: eleganza criminale

Le sorelle Giussani hanno creato un anti-eroe che è diventato un’icona estetica: minimalista, geometrico, cinematico.
Diabolik è un fenomeno culturale: non solo noir, ma simbolo di una modernità dove l’identità è maschera, trucco, trasformazione.

Perché il fumetto seriale ci riguarda ancora

Perché è un linguaggio trasversale: narrativo, visivo, culturale.
Perché ha accompagnato generazioni, nelle edicole, nei pullman, negli zaini di scuola.
Perché quei personaggi sono ancora vivi, ancora presenti, ancora nostri.

E forse, alla fine, amiamo il fumetto seriale italiano perché ci ricorda qualcosa di semplice e fondamentale: siamo fatti di storie, e le storie a volte hanno bisogno di assumere la forma di un eroe di carta.

Ringraziamo Gianluca Bocci, Ivan detto Bazooka e Michele da Oslo per i loro interventi durante la puntata!


Puntatone del podcast Cerebrotempesta (cerebrotempesta.it) di Claudio e Sergio. Quelli che menano il can per l’aia tra Londra e Torino.

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